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A proposito degli scavi petroliferi in Irpinia...

Il Castello di Gesulado e poco più in la il pozzo che vogliono realizzareOtto domande, otto risposte l'otto del mese. LA SALUTE, L'AMBIENTE E IL PETROLIO

Dal profitto al rispetto del territorio

di Michele Zarrella (*)

L’Homo sapiens continua ad estrarre ciò che la madre Terra ha rintanato nelle sue viscere.

È sapiente fare ciò?

L’equilibrio raggiunto dalla biosfera nel corso di 4,56 miliardi di anni è un equilibrio dinamico e quello degli ultimi milioni di anni ha permesso l’esistenza della nostra forma di vita. Estrarre le fonti fossili significa riportare in atmosfera l’anidride carbonica (CO2) che la Terra aveva nascosto. Significa aumentare la concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Significa provocare il riscaldamento globale. Significa aumentare la frequenza dei fenomeni climatici estremi. Poi ci lamentiamo delle alluvioni, dello scioglimento dei ghiacciai, dell’innalzamento dei mari …  È davvero poco saggio continuare ad estrarre le fonti fossili.

Ma come possiamo sopperire alla richiesta di energia dell’intera umanità?
Alzando lo sguardo al cielo in senso fisico e metaforico. Guardare il Sole, il vento. Non guardare in basso: sotto i nostri piedi dove ci sono le fonti fossili, ma in alto dove c’è quella centrale nucleare che ci illumina e ci dà energia da 4,56 miliardi di anni. Teniamo la testa alta e pensiamo a tutte le fonti rinnovabili le cui tecnologie già sono sufficienti a produrre energia elettrica in grado di sopperire alle esigenze dell’intera umanità, come affermano tanti scienziati fra cui quelli dell’IPCC dell’ONU, utilizzando fonti che non inquinano: le rinnovabili che non riportano in atmosfera la CO2 che è stata sotterrata milioni e milioni di anni fa.
 
Eppure anche in Irpinia si vogliono estrarre le fonti fossili.
Chi conosce questa terra sa che essa è ricca di acqua e aria pulite, di una agricoltura pregiata DOC (Denominazione di Origine Controllata) e di produzioni IGP (Indicazione Geografica Protetta). Sa anche dei panorami bellissimi che si possono ammirare da Frigento, Guardia Lombardi, Nusco, Lago Laceno, Campolaspierto. 
O come quello che si gode dal castello di Gesualdo: la valle d'Ansanto ammantata da fitti boschi che nascondono la Mefite cantata da Virgilio nel VII libro dell' Eneide; Le Terme di San Teodoro; la vallata del Fredane con gli alberi da frutto il cui profumo, d’estate, sale fin sui paesi che la contornano; Lago Laceno famosa località sciistica e estiva; il passo di Acerno che porta nel salernitano; il santuario del SS. Salvatore davanti al monte Acellica dove nasce il fiume Calore e  la sua valle con le ondeggianti colline coperte di vitigni autoctoni, di uliveti pregiati, di castagneti IGP, di distese di grano che in primavera sembrano mari verdi carezzati dal vento e baciati dal sole; cinge il paesaggio la catena degli Appennini Picentini con la vetta del Terminio, il caratteristico Monte Tuoro, il monte Partenio che ospita il santuario di Montevergine, il monte Taburno nel beneventano detto "La bella Dormiente del Sannio" per le sue sembianze di una donna supina. Questo bellissimo quadro si completa con notti stellate e maestose punteggiate dagli asterismi delle costellazioni e da tanti paesi illuminati che si stagliano nel buio: Frigento, Guardia Lombardi, Rocca San Felice, Sant' Angelo dei Lombardi, Villamaina, Torella dei Lombardi, Nusco, Bagnoli Irpino, Montella, Cassano Irpino, Montemarano, Castelvetere, Paternopoli, San Mango sul Calore, Chiusano San Domenico, Luogosano, Lapio, Montemiletto, Montefusco, Sant' Angelo All' Esca, Taurasi, molti dei quali furono feudi del principe Carlo Gesualdo. Chi pensa di fare delle trivellazioni in una terra così bella, nel bacino idrico più capiente del Sud che serve circa quattro milioni di persone, in una zona ad alto rischio sismico sta pensando di progettare un disastro. Chi conosce questa terra sa anche che vive gente risoluta, caparbia e convinta che il suo territorio non ha mai avuto una vocazione petrolifera.
 
Intanto qualcuno pensa che le estrazioni petrolifere porteranno sviluppo e benefici occupazionali.
Stiamo ben attenti al significato che diamo alle parole sviluppo e occupazione. È stato sviluppo il petrolio in Basilicata o in Abruzzo? Gli abruzzesi con le estrazioni del petrolio non ci guadagnano quasi niente. Le royalties per l’estrazione in mare ammontano al 7% per il gas e al 4% per il petrolio; esse vanno per la maggior parte allo Stato e agli abruzzesi resta solo l’1%. Tutto il resto va alle compagnie petrolifere. È stato sviluppo l’ILVA a Taranto? I danni (miliardi e miliardi di euro) che si sono prodotti per la salute, per l’agricoltura, per il turismo e per l’ambiente sono ingentissimi e vengono calcolati sempre per difetto. È stato sviluppo l’Isochimica a Pianodardine? Oggi piangiamo i morti per l’amianto e monitoriamo le famiglie e i bambini delle scuole limitrofe a danni fatti. Eppure negli anni Ottanta l’Isochimica era presentata come la fabbrica che portava “sviluppo e occupazione”. Gli esempi suddetti, ma se ne possono fare tanti altri, hanno arricchito poche famiglie devastando il territorio e la salute della gente. Oggi per bonificare il territorio ci deve pensare lo Stato e quindi le tasse degli onesti cittadini. Eppure prima di insediarsi tutte quelle attività venivano proposte come modelli di sviluppo e di occupazione.
 
Quale scenario ci potrebbe lasciare il petrolio in Irpinia?
Quando fra alcuni decenni i pozzi verranno chiusi e le compagnie petrolifere andranno via, poche persone si saranno arricchite a discapito di tante attività che andranno irrimediabilmente perdute. Il petrolio metterà in ginocchio moltissime aziende agricole e tante attività tradizionali con migliaia di posti di lavoro andranno perdute. Alla fine del grande traffico di estrazione resteranno in Irpinia, nella Verde Irpinia, residui chimici, rifiuti, scarti di oli che inquineranno l’ambiente per secoli. Basta farsi una passeggiata nella vicina Basilicata o in Abruzzo. Aggiungiamo che ci troviamo in una zona sismica di prima categoria (S = 12: la massima). La sola politica energetica che possa portare sviluppo e occupazione è quella compatibile con le caratteristiche e le peculiarità del territorio. Quindi si attui una politica energetica che passi attraverso l’uso delle fonti energetiche rinnovabili quali il Sole, il vento e l’acqua di cui abbondiamo.
 
È questo il nostro futuro energetico: acqua, vento e Sole?
Chi crede nello sviluppo industriale senza riserve e senza limiti percepisce il futuro in maniera conformista e pensa che il petrolio porterà il “progresso” e "ricchezza". In maniera opposta lo percepisce chi, tenendo conto delle esperienze pregresse e dei disastri ambientali che il petrolio ha provocato, punta su uno sviluppo ragionato, basato sulle peculiarità di un territorio, piuttosto che su un modello di sviluppo e di occupazione che non tiene conto delle particolarità locali.
 
Non tutto è poi così semplice.
Il problema va impostato correttamente e non è certo semplice. Bisogna tener conto che la materia degli idrocarburi è disciplina anche del diritto internazionale e del diritto comunitario. E la Costituzione impone che di ciò si tenga conto. L’Europa si è posta l’obiettivo 20-20-20 una strategia approvata nel dicembre 2008 che prevede la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, l'aumento dell'efficienza energetica del 20% e il raggiungimento della quota del 20% di fonti di energia alternative entro il 2020. (È stata da pochi giorni presentata dalla Commissione Europea la nuova proposta strategica per il clima e il settore energetico: entro il 2030 riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai dati del 1990 e produzione del 27% di energia da fonti rinnovabili.) Da un punto di vista giuridico, è materia complessa e la lasciamo agli specialisti. Ma da un punto di vista logico, continuando a estrarre le fonti fossili non ci stiamo impegnando a risolvere il problema del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Anzi lo stiamo scaricando sulle future generazioni, col rischio di rubare loro il futuro.
 
Però la materia degli idrocarburi è davvero complessa.
In ogni caso la complessità del problema non sia la scusa per voltarsi dall’altra parte e non impegnarsi a comprendere per poi prendere una decisione. Chi non si sforzerà di comprendere seguirà l’una o l’altra posizione a seconda della maggiore pubblicità che se ne farà senza capire quale sarà veramente il futuro e dove sta il proprio interesse: la salute, l’acqua pulita, l’agricoltura di pregio, le produzioni IGP, le tradizioni, ecc. Intanto non si vede la disponibilità al dialogo fra le parti. Le compagnie vogliono trasformare l’Irpinia in una zona petrolifera senza discutere con la popolazione. Passano sopra le nostre teste e vanno avanti con i paraocchi diritto all’obiettivo: disastro ambientale e riscaldamento globale. Noi resisteremo, non ci arrenderemo. Continueremo a scrivere di questi argomenti, a spiegare, a manifestare, a inviare appelli. Raccomandiamo ai cittadini di non fare spallucce, non voltarsi dall’altra parte o peggio chiudere gli occhi, ma di informarsi per poter decidere con responsabilità delle sorti della agricoltura, del territorio, della salute e quindi del proprio futuro e di quello delle prossime generazioni.
 
(*)Ingegnere elettronico, emerito docente di elettrotecnica, scrittore ed astrofilo.

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